Primo partner italiano del campionato professionistico americano, con un budget minore potrebbe venire in soccorso come sponsor della stagione del campionato. Dopo la Beko scenario difficile.
AAA, sponsor cercasi per l'ennesimo "nuovo corso" di Legabasket dall'inedita formula chimica "P+DG" (presidente + direttore generale) nel segno della lievitazione di costi ma anche maggiori potenzialità, se però tutto va bene. Al momento, cambiando l'ordine degli addendi, il risultato è però sempre lo stesso e del "doman non v'è certezza.." diceva il Magnifico.
Questa stagione sembra non essere nata sotto la miglior stella fra le mura del Forum. Per la Supercoppa vuoti sugli spalti, poco più di 5000 paganti, la metà di quelli della Liga Spagnola che a sua volta ha risentito della sconfitta della squadra di casa per l'assenza di Andrea Bargnani (e Beaubois), per l'Opening Ceremony invece qualche muso lungo e l'irritazione di Sardara: era programmato ma non si è realizzato fosse lui a salire sul palco per il premio a "Miglior addetto agli arbitri", intitolato allo scomparso dirigente della sua Dinamo Sassari, Giovanni Cerchi.
Diverse assenze anche fra i club, nemmeno al completo la squadra dei capitani. E amnesie sembrate gaffes, come se il marchio Fiat riguardasse un altro sport e non l'Auxilium Torino. E poi incertezze nel cerimoniale: salito sul palco per il ritiro del premio votato dai fischietti di A il neo commissario degli arbitri Tedeschi non è stato citato. Sarà forse perchè ad oggi è più conosciuto nel basket come il supertifoso della Fortitudo che voleva acquistare il club dove lavora il figlio?.
Si è inneggiato nel "lunedì letterario" meneghino ai palasport da 5000 posti -senza ricordare che la Fip a questa soglia fatidica nei playoff è già arrivata - e si è enfatizzando il ruolo centrale del tifosi, ma tant'è ...magari era opportuno anche un cenno di ringraziamento ai giocatori e agli allenatori come players del gioco, no?
E che dire del nuovo marchio? Nella galassia degli acronimi adesso il campionato si chiamerà LBA con un pallone in volo che lascia una spirale sopra una sorta di marchietto che assomiglia a una piccola "can", le lattine he gli americani si scolano. E come non frenare il disappunto di non vedere i colori della bandiera italiana "vestire" le tre lettere magiche, per cui anche dalla Rete si chiede un pronto restyling?
E' mancato lunedì il colpo di teatro dello sponsor, incassato il no di Sky che poteva sancire un autodafè, nelle prossime ore potrebbe arrivare "UBI banca". Si tratta di uno dei primi 5 gruppi bancari italiani come capitalizzazione, nato nel 2007 dall'unione fra Banche Popolari e Banca Lombarda, che ha messo piede nel basket annunciando ai primi di settembre una interessante partnership pluriennale con la NBA (e Gallinari) nell’ambito del "retail banking". Primo gruppo finanziario italico ad affiancare la Lega professionistica americana con un servizio articolato e già avviato che comprende: carte prepagate personalizzabili con i loghi delle 30 squadre NBA, già disponibili nelle filiali e online, creazione di spazi “NBA” in alcune filiali del Gruppo UBI e i campagne di promozione tramite attività di "digital marketing" finalizzate al coinvolgimento della clientela più giovane. E concorsi a premio per vincere biglietti e l’accesso alle aree riservate per assistere agli NBA Global Games e partite negli USA. La banca potrebbe però potrebbe destinare un piccolo over-budget, perchè fra acronimi ci si intende, si parla di una cifra fra 200 e 300 mila euro, ma bisogna prima verificare se alla NBA sta bene, perché si entra nella sfera dell'escusiva garantita agli americani. E eventuali contaminazioni con la cosiddetta Spaghetti-League potrebbero non essere gradite.
E' certo che dal possibile accordo con la Kia da 600 mila euro e a sua volta brand partner della NBA per il concorso " MVP della stagione", chiudere per un terzo della cifra sperata non sarebbe un bel biglietto da visita. Sull'accordo dovranno discutere e votare i 16 club che si aspettano di più, a meno di non rimpiangere l'ex presidente Marino che almeno sugli sponsor non era rimasto "scalzo". Per questo l'assemblea del 3 ottobre sarebbe rinviata al 10, nella speranza che si spenga l'animosità di una nascente fronda con una settimana in più e il fulgore del nuovo marchio maturi qualche contatto.
Conviene fare comunque un excursus sull'utimo ciclo delle sponsorizzazioni del Campionato o LBA (anche acronimo di Lost Basketball Action...). La passata stagione oltre al main sponsor
Beko (elettrodomestici turchi a prezzo concorrenziale) vedeva la presenza di altri 2 partner: Fastweb, che versava 250 mila euro come sponsor tecnico "recuperando" come fornitore di banda larga, Mini, che versava 150 mila euro come secondo sponsor, oltre a fornire 2 auto a tutti i club. Questa stagione Fastweb sembra sarà solo fornitore, mancherebbe invece il passaggio di Mini, contatto personale di Marino grazie alla sua attività di imprenditore dell'auto.
Beko è stato uno sponsor di buona levatura in periodi di crisi, anche se lontano dai tempi della Tim Cup (1,2 milioni) o del milione di euro della Ducato del Gruppo Montepaschi arrivato con i buoni uffici del "factotum" senese Ferdinando Minucci. L'ultima sponsorizzazione è durata 4 stagioni (dal 2012/13 al 2015/16). Sottoscritto un primo triennale (dal 2012/13 al 2014/15) sull'ordine di 550-600 mila euro è intervenuto un successivo accordo annuale (2015/16) al ribasso, dicono per un corrispettivo di 400 mila euro. Facendo un po’ di conti, si tratta del -27%, nonostante una visibilità sul campo del marchio Beko raddoppiata per le telecronache di Rai Sport e Sky Sport Tv (in questo caso due settimanali). Il commento dell'affare lo lasciamo a chi legge e chi vota in Lega.
L'impresa Legabasket, insomma, sente la crisi, del resto il prodotto non è più quello di una volta, i risultati della nazionale hanno abbassato un trend sonnecchiante, le sponsorizzazioni più appetibili che hanno scelto la maglia azzurra (Barilla e Fiat), mentre la A-2 a 32 squadre voluta dalla Fip petrucciana (dopo che si voleva sopprimere!), ha creato un cosiddetto fenomeno di vampirizzazione divenendo il vero campionato di "Basket City", mentre Bologna perdeva le sue squadre di A, Siena falliva e la Procura raccoglieva migliaia di pagine (lo sa bene il dottor Egidio Bianchi che era il liquidatore scelto dalla Polisportiva Monte dei Paschi, azionista di maggioranza della Mens Sana srl) e Roma si autoretrocedeva in A-2.
Lo scenario non è quindi dei migliori, specie per sostenere questo nuovo fulgido corso "LBA" che costa più del precedente, intanto per due figure invece che una, la sede di Bologna sempre meno utilizzata, l'ufficio di rappresentanza di Milano di cui forse non tutti erano bene al corrente. Alla luce dei punti precedenti - nel caso lo sponsor del Campionato non ci sia -, se si fanno un po’ di conti, mancano alla Lega introiti, rispetto al 2015/16, per circa 800 mila euro.
L'eventuale sponsor UBI a 200-300.000 euro non solo farebbe cadere il basket in un vortice ribassista di difficile arresto successivo (2014/15 Beko 550, 2015/16 Beko 400, 2016/17 UBI 200/300) ma, comunque, non risolverebbe i problemi di bilancio: mancherebbero comunque all'appello 500-600.000 euro. Che forse non è una cifra da dissesto, ma crea rabbia, non fosse altro che siamo lontano dai 5,6 milioni di euro dai della Rai (gestione De Michelis) come anche da quelli della sponsorizzazione TIM e di chi ha portato a casa gli ultimi contratti Tv in essere fino al termine della stagione e che dovevano far lievitare il panettone.
Chi fa impresa, vuole guadagnare, magari anche poco, ma non perdere. Anche se può detassare per il consolidato fiscale, altro privilegio non sempre meritato da alcuni sport troppo superbi. E meno male che in soccorso dei club, per una pax finalizzata a non farsi nemici i presidenti di A dopo la querelle FIBA-Euroleague alla vigilia della sua rielezione, il magnanimo Petrucci abbia restituito le deleghe alla LBA. Essere nella FIP in soldoni significa per i club rientrare di migliaia di euro, perché il sistema originale della palla a spicchi è questo: un tuo giocatore tesserato dopo 21 anni vale un premio di produzione annuale nel tempo, ovunque si trasferisca in Italia, oltre agli incentivi federali per la valorizzazione degli italiani in minutaggio. Non s'è mai visto al mondo che una Federazione che riceve finanziamenti dal Governo, via CONI, e cioè soldi dei contribuenti, li passi agli associati Lega che non sembrano però fare buona impresa.
Questa la ragione per cui questo diversi partiti dell'arco costituzionale si trovano ideologicamente uniti nel chiedere che il CONI si occupi soltanto di preparazione olimpica, che l'istituzione dopo 60 anni di gestione per delega debba essere riformata. E che lo sport venga gestito da un Ministero che goda dei proventi delle scommesse sportive e lotterie ad hoc, senza far passare il contributo di centinaia di milioni attraverso le varie Finanziarie, e da ultimo anche la novità di finanziamenti a pioggia, come i 2,5 milioni per il Preolimpico del basket e l'Open d'Italia di golf. Un sistema che forse non piace nemmeno più allo stesso partito di Governo, specie dopo il no di Roma alle Olimpiadi che potrebbe aver indebolito il CONI, ma non Malagò. Per questo Renzi ha tagliato corto, niente più polemiche, il referendum del 4 dicembre potrebbe anche determinare una svolta nella gestione dello sport.
"Non spetta forse allo Stato l'organizzazione dello sport, o almeno indicarne le linee programatiche e di sviluppo?" si è chiesto Michelino De Vico, ex sottosegretario agli Interni, in un suo recente intervento al Senato, sulla questione dei presidenti di Federazione inamovibili, chiedendo "di conoscere gli esiti ispettivi della Ragioneria Generale dello Stato nei confronti del CONI e delle sue federazioni per stabilire chi lavora bene e chi invece crea debito alla propria federazione in modo che a quest'ultimo, altro che rinnovargli il mandato, dovrebbe essere sancita per legge l'automatica decadenza!".
A cura di ENRICO CAMPANA
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